Cospito, l’ergastolo non è così automatico
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Alfredo Cospito potrebbe ottenere uno sconto di pena rispetto alla prospettiva dell’ergastolo. L’anarchico 55enne, condannato a 20 anni di carcere per aver piazzato alcuni ordigni fuori da una scuola dei Carabinieri nel 2006, si era visto riqualificare il reato come “strage politica nonostante il suo attentato non avesse provocato né decessi né feriti. Un crimine che in Italia è punito con l’ergastolo e non prevede il riconoscimento di attenuanti in caso di comportamento recidivo.

Ora però i giudici della Consulta hanno stabilito illegittima la norma che avrebbe vincolato la Corte d’assise d’appello di Torino, dove si sta svolgendo il processo a carico dell’anarchico e della sua compagna Anna Beniamino, a condannarlo necessariamente all’ergastolo. La pena potrebbe dunque essere ridimensionata, mentre le condizioni di salute di Cospito vanno costantemente peggiorando.

L’ergastolo per “strage politica”

Il militante anarchico Alfredo Cospito è stato condannato a dieci anni e otto mesi di carcere nel 2013 per aver gambizzato l’anno precedente Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo nucleare. Una volta in carcere è stato accusato di aver piazzato nel 2006 due ordigni in un cassonetto nei pressi della scuola per carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, esplosi nella notte senza causare vittime. Per questo attentato, definito inizialmente “strage comune”, è stato condannato a 20 anni di carcere. Nel 2022 però la Corte di Cassazione ha stabilito che l’anarchico dovesse essere processato per “strage politica”, più grave e mai usata nemmeno per episodi drammatici come la strage di Bologna o quella di Capaci. Cospito intanto è stato trasferito nel regime duro del 41 bis per tagliargli ogni possibilità di contatto con l’organizzazione anarchica di cui fa parte, definita “terroristica”.

L’articolo 285 del codice penale italiano stabilisce che “chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso è punito con l’ergastolo”. Per Cospito dunque si prospettava il carcere a vita, anche perché considerato recidivo reiterato e l’articolo 69 del codice penale stabilisce che in questi casi non possono applicarsi sconti di pena e non esistono attenuanti. La Corte d’assise d’appello di Torino, chiamata a pronunciarsi proprio su Cospito e di fatto obbligata a condannarlo all’ergastolo, aveva però sollevato dubbi di costituzionalità sull’applicazione dell’articolo 69 nel suo caso, anche grazie al lavoro del suo avvocato Flavio Rossi Albertini. E ora è arrivata la sentenza della Consulta sul tema, che dà ragione all’anarchico.

Lo stop della Consulta

“Il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva, ha stabilito la Corte Costituzionale, che con quel “caso per caso” ha dunque rigettato ogni automatismo nella definizione della condanna. La Consulta ha in effetti definito “costituzionalmente illegittimo” l’articolo 69 del codice penale “nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva”. E dunque i giudici della Corte d’assise d’appello di Torino non sono più vincolati a condannare all’ergastolo Alfredo Cospito, che potrebbe ottenere uno sconto di pena e una condanna complessiva tra i 20 e i 24 anni visto che il suo attentato non ha causato vittime.

“Con la sentenza di oggi la Consulta stabilisce definitivamente che la pena deve corrispondere alla gravità del reato – ha sottolineato Patrizio Gonnella, presidente di Associazione Antigone -. Ci auguriamo che la rideterminazione della pena, a questo punto conseguente, porti anche il ministro della Giustizia Nordio a una rivalutazione relativa al regime 41-bis in cui Cospito è attualmente detenuto”. La sentenza della Consulta infatti, per quanto escluda l’automatismo dell’ergastolo, non ha effetti sul regime di 41 bis in cui si trova recluso dall’anno scorso Alfredo Cospito e di cui si discute da tempo, essendo l’unica persona reclusa in questo modo per motivi politici.

Da ottobre Cospito porta avanti uno sciopero della fame che ha compromesso le sue condizioni di salute: ha perso 50 chili e non ha più la capacità di deambulare, secondo la testimonianza del suo avvocato. Marco Crosignani, il medico che lo ha visitato a fine marzo nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano in cui si trova recluso, ha detto che è ad altissimo rischio di un evento cardiaco potenzialmente fatale. Nonostante le sue critiche condizioni però la Corte di Cassazione nel suo ultimo pronunciamento ha stabilito che deve restare al 41 bis, mentre i giudici di sorveglianza hanno detto che non può andare ai domiciliari perché la sua malattia è il frutto di una scelta deliberata e consapevole.

La sentenza della Consulta delle ultime ore è però una prima vittoria per Cospito e la sua causa, che potrebbe indurlo a riprendere ad alimentarsi in maniera più regolare, dopo che nelle scorse settimane aveva già ripreso in parte a mangiare.



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di Luigi Mastrodonato www.wired.it 2023-04-19 11:28:11 ,

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